Il metodo è fondamentale per ottenere successi nella terapia familiare
Nella psicoterapia sistemico e relazionale il metodo è importante per ottener un cambiamento.
La TERAPIA FAMILIARE
Cos'è la Psicoterapia Sistemico e Relazionale?
La terapia sistemico relazionale: origini e teoria
La terapia sistemica, definita anche "sistemico-relazionale” o “sistemica famigliare”, nasce da un vasto movimento di teorie i cui riferimenti teorici principali sono stati sviluppati da Gregory Bateson e da un gruppo di ricercatori del Mental Research Institute di Palo Alto in California, a partire dagli anni ’50. In Italia l’approccio sistemico si è sviluppato e diffuso a Milano tra il 1975 e il 1986 grazie alla presenza di una figura prestigiosa come quella di Mara Selvini Palazzoli che insieme all’equipe formata da G. Prata, L. Boscolo e G. Cecchin ha dato vita a quello che fu definito l’approccio milanese.
La cornice teorica alla base dell’intervento ad approccio sistemico consente al terapeuta di ampliare molto il suo orizzonte di osservazione e ricerca, di non fermarsi alla dimensione individuale del sintomo, di esplorare i significati relazionali che quel sintomo ricopre in relazione ai diversi contesti in cui esso si manifesta, di rileggere le storie portate dai pazienti, di costruire connessioni tra passato, presente e futuro e di offrire all'interlocutore nuove opportunità di scelta.
Su cosa lavora un terapeuta che utilizza questo approccio?
Il terapeuta sistemico-relazionale lavora sulla relazione. Fin da subito egli presta attenzione agli elementi del contesto. Il processo terapeutico è orientato a cercare un significato al di là del comportamento sintomatico e a lavorare sugli "effetti pragmatici che la diagnosi ha sulle dinamiche interpersonali del sistema relazionale in esame" (Malagoli Togliatti e Telfener, 1991).
Uno dei pensieri guida del modello sistemico è che il contesto è matrice di significati. Con ciò cosa si intende? Che non è possibile comprendere e attribuire un significato ad un comportamento, anche sintomatico, senza tener presente o analizzare in quale contesto, in quale ambiente, in che luogo in che tempo e in quale cultura tale comportamento si manifesta. Un comportamento preso isolatamente, al di fuori del suo contesto di riferimento non avrebbe dunque senso.
Partendo da tale presupposto il paziente non viene considerato un individuo isolato dagli altri individui di cui studiare i comportamenti come se fossero indipendenti dai legami in cui emergono ed assumono senso, ma viene visto come una persona che si costruisce a partire dalle matrici psicologiche del pensiero famigliare in cui è cresciuto e attualmente vive.
L'interesse è rivolto al cambiamento della visione del mondo del paziente, cioè al cambiamento delle sue premesse, accompagnandolo nella rilettura della storia che egli porta.
Lo psicoterapeuta sistemico lavora dunque indagando la storia delle rapporti famigliari sia che si tratti di terapia individuale, di coppia o familiare con l'obiettivo di comprendere come si sono costruite le relazioni attuali, quali dinamiche, quali fattori, quali legami hanno contribuito all'emergere del sintomo o del problema. Inoltre esplora la funzione che il sintomo riveste per i membri del sistema in esame, infatti esso esiste, si consolida e si alimenta solo se svolge una funzione utile a tutti i componenti della famiglia, seppur in modo doloroso.
Considerate le importanti valenze e funzioni del sintomo, il modello sistemico esprime un grande rispetto per quello che esso rappresenta: evidentemente quel sintomo è il modo migliore che quella persona o quel sistema familiare hanno trovato, fino a quel momento, per risolvere un problema, per adattarsi ad una determinata situazione. Il terapeuta ha il compito di comprendere, insieme al paziente, quali significati e funzioni esprime il suo malessere e attraverso quali modi alternativi e meno dolorosi si possono ricostruire i legami, rinegoziare gli accordi e rivedere i propri modelli, senza patologizzare necessariamente le crisi, inserendole invece in una trama di senso
Quali sono gli strumenti utilizzati da un terapeuta sistemico?
Gli strumenti utilizzati sono l’analisi della posizione della famiglia rispetto al proprio ciclo vitale e quindi l’individuazione dei cambiamenti nodali che i membri hanno affrontato o stanno affrontando lungo la storia familiare; l’analisi delle modalità comunicative fra i vari membri della famiglia; l’acquisizione e la definizione dei vari ruoli e la delimitazione dei confini tra le generazioni, l’analisi del significato che il sintomo porta nel sistema famiglia.
Quali persone può aiutare la psicoterapia sistemico e relazionale?
La psicoterapia sistemico e relazionale trova il suo campo di intervento privilegiato nella terapia di coppia e nella terapia familiare; in particolare può rivelarsi utile al presentarsi di problematiche evolutive che riguardano bambini e/o adolescenti ma può anche essere condotta con l’individuo mantenendo il fuoco dell’attenzione sui sistemi relazionali in cui è inserito. Nel lavoro con l’individuo, con la coppia o con la famiglia intera, l’obiettivo che si pone è quello di introdurre una nuova organizzazione, più funzionale, in quei sistemi familiari dove blocchi evolutivi nel ciclo vitale, confusione nei ruoli, mancanza di confini tra le generazioni hanno prodotto sofferenza psicologica espressa attraverso il sintomo in uno o più membri. Potremmo dire che la terapia sistemico e relazionale vuole riattivare un percorso di evoluzione della famiglia e dell’individuo aiutando i pazienti a sviluppare le proprie risorse celate dal malessere, sperimentare nuove possibilità, nuove modalità di comunicazione, nuovi modi di vedersi e di vedere l’altro, nuovi progetti di vita.